martedì 3 gennaio 2012

Sherlock season 2


Rispetto.
Vorrei iniziare a parlarvi della prima puntata della nuova serie di Sherlock con questa parola, perché penso sia proprio ciò che distingue la fantastica produzione BBC1 dal mediocre film di Guy Ritchie di cui vi ho già parlato qui sul blog. Rispetto di chi decide di mettere le proprie mani sul lavoro di altri, in questo caso del buon Sir Arthr Conan Doyle. La serie inglese trasporta le storie di Holmes ai giorni nostri,  operazione a rischio di banalità, ma riuscitissima grazie a l mantenimento dell'equilibrio originario dei romanzi.
Sono un'amante di Holmes e come molti di questi con il tempo ho finito per affezionarmi più alla figura del detective che alle storie stesse.So che vi sembrerà un discorso folle, ma ho sempre avuto questo strano pensiero: c'è una parte di me che si è sempre raccontata questa favola, per comprendere appieno il mio discorso sarete costretti ad ascoltarla.

E' il 1890, Arthur Conan Doyle sta facendo soldi a palate con i suoi romanzi su Sherlock Holmes, la regina stessa lo fregia di un titolo di Sir, ma ad un tratto decide di scrivere della morte di Sherlock Holmes. La leggenda vuole che in un colloquio con la madre abbia detto che Holmes lo distraeva da cose più importanti. Nella mia leggenda personale invece Doyle si rende conto che il personaggio ha di gran lunga superato l'autore. Ha surclassato l'autore tanto da costringerlo a rimangiarsi quanto scritto ne "La soluzione finale", dove Sherlock muore a seguito di un duello contro Moriarty, e scrivere nel 1901 "il mastino di Baskerville" un nuovo romanzo di Holmes. Doyle ha provato a uccidere la sua stessa creatura perché l'aveva messo in ombra, ma aveva sottovalutato la forza dirompente del suo personaggio. Da allora avviene una sorta di riconciliazione, o meglio Doyle si arrende e la sua resa coincide con il suo romanzo più riuscito, il mastino di Baskerville appunto.

Considerato che credo molto nella mia versione dei fatti, in una sorta di autonomia di Sherlock dal suo stesso autore, sono uno spettatore e un lettore ostico quando si tratta del detective più famoso del mondo.
In questo senso apprezzo il rispetto che gli sceneggiatori della BBC hanno concesso all'opera di Doyle, regalandoci uno Sherlock evoluto, ma non stravolto, in grado di mantenere il suo fascino, di trascendere gli steriotipi appiccicati alla sua figura nel tempo (vedi "elementare watson" e il berrettino), ma soprattutto restituendone la carica emotiva ed eversiva. Holmes non è più il damerino inglese degli sceneggiati anni '80, nè il pagliaccio dei film di Ritchie, ma un sociopatico ad alta funzionalità (come lui stesso si descrive nella prima stagione).
Il genio... lo stai facendo sbagliato

Ora appurato che adoro questa serie e che stimo fino alle lacrime il lavoro degli autori sul personaggio, veniamo aqualche dato più tecnico.
La prima puntata riprende direttamente da dove avevamo interrotto la narrazione nella prima stagione, e sempre in continuità sono le scelte registiche. Rimangono gli sms che appaiono sullo schermo (sempre più importanti e sempre più funzionali), si apre a un respiro più ampio la regia che ormai non ha più davvero nulla a che spartire con quella televisiva (o almeno con quella di casa nostra). Campi lunghi, stretti, strettissimi, carrellate, sfocature, inquadrature da terra, attraverso aperture nei muri, insomma sembra che il regista sperimenti tutto il possibile senza essere però invasivo, lasciando che ogni cosa sia utile e funzionale alla narrazione.Ho trovato semplicemente favolosa l'immagine dei due frateli Holmes, di profilo, che guardano una famiglia piangere all'obitorio, tutti e due interrogandosi sul sentimento e su quanto esso gli sia alieno.
E' proprio attorno al sentimento però che gira tutta la storia di questo episodio. Vedremo una piccola crepa nell'armatura di Holmes, una crepa aperta da un'Irene Adler che potrebbe prendere Rachel Mcadams (che interpreta lo stesso personaggio nel film di Ritchie) e sculacciarla per essere stata tanto insulsa. LA DONNA, così la chiama Holmes, è interpretata dalla glaciale e bellissima Lara Pulver, che nella mia mente è madre e la madre gnocca di Olivia Wilde,  e nella storia, messa in piedi dai miei idoli della BBC, è una mistress, un'assetata di potere, una giocatrice senza cuore.

La madre dei miei figli... o la madre della madre, non ha importanza.

Non voglio dirvi niente più sulla trama, vorrei solo concludere dicendo che la puntata verrà amata da chi non ha mai letto scandalo in Boemia e letteralmente adorata da chi invece l'ha fatto. Infatti questi ultimi sapranno apprezzare l'infinita serie di omaggi al racconto originale, e il gusto che hanno avuto gli sceneggiatori nel sostituire a questi piccoli dettagli il loro corrispettivo moderno.

Fino all'ultimo ho sospettato la trama fosse stata complicata un po' troppo, ho temuto che per quanto stavo adorando la visione di questa prima puntata alla fine non sarei riuscito a omettere nella mia recensione questo neo alla perfezione di "A scandal in Belgravia", ma le scene finali mi hanno smentito e io ho potuto tirare un sospiro di sollievo.

Voto 9,9



1 commento:

  1. Complimenti per la descrizione, anch'io ho tentato di darne una piccola nel mio blog. Rileggendola ora e pensando di migliorarla mi sono messo a cercare trovando la tua. Però non saprei, pensavo di lasciarla compatta così com'è. Mi daresti un tuo parere?

    http://duedueunobi.altervista.org/sherlock/

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