giovedì 31 maggio 2012

Game of Thrones Blackwater


The War is arrived.
La nona puntata di Game of Thrones è probabilmente il miglior episodio di una serie che io abbia mai visto. È una premessa che taglia un po’ le gambe alla lettura di una recensione, me ne rendo conto. Ma ho appena finito di vederlo e ho ancora le mani che mi tremano e le lacrime agli occhi. In cinquanta minuti assistiamo finalmente all’assedio di King’s Landing, Stannis è arrivato alle porte della capitale con la sua immensa flotta e tra lui e il Trono di spade ci sono solo i Lannister.
 Niente stacchi per questa puntata, solo guerra. Le persone che lavorano a Game of Thrones si sono scaldate con la prima serie, hanno aggiustato il tiro, e ci hanno infine regalato quello che solo qualche bel film dal budget ultramilionario aveva fatto. Ma la vera vittoria è della scrittura, di personaggi complessi come il Mastino e Brom, il mercenario di Tyrion. Il loro scontro, annunciato, ma poi rinviato ha il sapore di un duello di proporzioni epiche. Come è epico il momento in cui, con il nemico alle porte, le truppe in rotta, un nano può diventare un gigante grazie alle sue parole. Peter Dinklage fa dimenticare la sua altezza, in un attimo diventa più carismatico di Viggo che tiene Minas Tirith, di Thor che protegge Asgard, di Optimus Prime che salva la terra. Il discorsetto con cui salva il culo al nipotino fuggito appena sentito l’odore del sangue, non fa leva su alti ideali di giustizia o una ferrea morale eroica, Tyrion incita i suoi uomini a difendere la pelle e le proprie case, a tenere duro per tornare a casa e a chi lo accusa di essere un mezz’uomo risponde: -Sì ma se io sono un mezz’uomo e combatto, questo cosa fa di voi che fuggite?-
Monumentale.

Legolas... puppa!
Le scene di lotta sono ben dirette, le comparse sono di certo meno di quelle di una produzione hollywoodiana, ma si combatte di notte, si mantengono le inquadrature strette, si affumica la scena, e la magia resiste anche ai mezzi limitati. Tutto ciò grazie anche a una scenografia sempre più curata, sempre più da oscar.
E l'assedio non è solo scudi ammaccati, frecce infuocate e spade insanguinate, ma anche lo scontro interiore dei protagonisti. Lena Headey, fredda e glaciale nella parte della Cersei regina, e poi una madre coraggiosa con il figlio sulle ginocchia, su quel trono tanto scomodo e tanto insanguinato, pronta a fare il sacrificio ultimo per non consegnarsi al nemico.

Che in confronto Battle of Los Angeles era casa Vianello.
 E ci sarebbe anche da parlare delle musiche e dell'esplosione della flotta di Stannis e di papà Lannister che arriva a guidare la riscossa, ma c'è poco da dire...
 Game of Thrones dimostra un'altra volta che il piccolo schermo può regalarci grandi emozioni!

MM


[edit.]


Visto che Riccardo non è per nulla una persona bella, io scrivo con passione e lui mi manda ste cose...
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