martedì 17 dicembre 2013

Il ritorno di PK - Universo PK



Tranquillo, riallinea i chakra, prendi un bel respiro pronfondo e...

SIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!

Ok, riproviamo.
Obbiettività, controllo, professionali...

SIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!

Ritorna PK, il fumetto che ti ha convinto che fare fumetti, un giorno, non questo, uno avanti nel tempo, sarebbe stato il tuo lavoro. Il fumetto che ha plasmato la tua giovane mente, il fumetto che...

SIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!

Non ci riesco. Il 5 di gennaio esce in edicola, ma io chiedo comunque al giornalaio ogni giorno se può rompere per me il day one. Lui non sa cosa sia il day one, io mi rendo conto che non vuol dire nulla quello che gli chiedo, ma è più forte di me. Pk per me ha lo stesso valore della sacra sindone, solo più sacro.

Tito Faraci sarà al timone dell'impresa, Universo PK sarà un what if in cui Paperino si troverà da solo (senza gadget e Uno) ad affrontare la minaccia aliena degli Evroniani. E io sono davvero commosso, commosso del tipo lacrime napulitane. E questa sembra che sia solo la fase uno e che in servo, per noi Pkers, ci sia un secondo progetto, diretto dal sommo Artibani. Ora io lo sapevo che quest'anno mi ero comportato bene, ma Babbo Natale come minimo vuole anche una mazzetta per questa consegna!

MM


I sogni segreti di Walter Mitty


Copio e incollo la trama dal sito di Repubblica, che scrivere i riassunti è una noia mortale!

Walter Mitty è un moderno sognatore, un comune editor fotografico di un magazine che compie regolarmente dei viaggi mentali lontano dalla sua noiosa esistenza, entrando in un mondo di fantasie caratterizzate da grande eroismo, appassionate relazioni amorose e costanti trionfi contro il pericolo. Ma quando Mitty e la sua collega, della quale è segretamente innamorato, rischiano di perdere il lavoro, Walter è costretto a compiere l'inimmaginabile: passare veramente all'azione - partendo per un viaggio intorno al mondo più straordinario di quanto avrebbe potuto mai sognare.

Guardatevi anche il trailer:

Walter Mitty, dopo la sua redenzione e la sua ascesa a uomo-con-la-barba-che-viaggia, viene definito da un suo nuovo amico nella maniera più adatta a definire il film: -Sembra che Indiana Jones abbia deciso di diventare il leader degli Strokes- ed effettivamente è un po' l'impressione che da anche Ben Stiller alle prese con una storia fuori dalle sue corde. Il film è un ode all'analogico contro il digitale; basta pensare al fallito tentativo di approccio che Mitty tenta, nei confronti della sua collega, grazie al sito di incontri o al semplice fatto che la sua mansione a Life è il manager dell'archivio negativi. Le critiche si sono quindi sperticate nel definire il film una stroncatura ai nuovi media e social network in favore dell'esperienza reale, dell'avvicinarsi davvero alla gente e ai luoghi dell'umanità; ma la cosa che sfugge alla critica è che, il linguaggio visivo di tutto il film, è invece quanto di più vicino alla cultura di quei media. A iniziare da una fotografia che è evidentemente figlia di istagram, desaturata quanto nell'effetto vintage sui vostri iphone, per continuare con le inquadrature a picco sulla folla in uscita dal lavoro e i titoli di testa (bellissimi) incorporati nell'immagine. E la parte più riuscita del film è proprio quest'aspetto visivo minimalista, grafico... hipster. La storia è esile, dai risultati prevedibili (non è un giallo quindi pure sticazzi), ma soprattutto un tantinello troppo smielata nel finale. Ma nel complesso ci si può stare, basta non andare al cinema convinti di vedere un film di Wes Anderson o di Edgar Wright, per non rimanere delusi dal film di Ben Stiller. Dopo tutto esce a natale ed è una favola, un'iperbole di buoni sentimenti, ci possiamo anche concedere una sospensione del nostro cinismo moderno per un paio di ore, no?

MM

p.s.
Il trailer e il materiale propagandistico sono tutte cose bellissime, beccatevi le variant del poster!








domenica 15 dicembre 2013

Edge of Tomorrow



E finalmente esce il trailer del film di Gears!
Ah no.



Ora che siete gasati con me, qualche nota a piè di pagina.

1- A Tom le faccette funzionano ancora benissimo.
2- La regia è di Dog Liman, che ha diretto Jumper, ma anche The Bourn Identity.
3- Tom era l'unico attore che al momento potesse indossare quell'armatura sgraziata e tozza e bruttina, continuando a sembrare un figo.
4- Il racconto da cui è tratto Edge of Tomorrow, si intitola All you need is Kill, titolo altamente più tamarro di quello prescelto, ma alla fine deve passare ancora al vaglio della consulta di babbuini che traduce i titoli in Italia, quindi c'è ampio margine di peggioramento: Il bordo del domani è la mia umile proposta, ma anche Ricomincio da capo 2, non sarebbe male!
5- Per quanto il trailer sia maranzo al punto giusto, la lista infinita di sceneggiatori (Steve KlovesTim Kring,Christopher McQuarrieAlex KurtzmanRoberto OrciDante HarperJoby HaroldJez Butterworth) e il fatto che abbiano dovuto girare, a riprese finite, delle scene aggiuntive, non è che sia proprio una bella notizia per quanto riguarda la coerenza della storia, ma vabbè, Tom indossa sto casco qui:



Considerate tutte le buone motivazioni per cui andare a vedere il film, quelle negative vengono spazzate via dal fatto che c'è Emily Blunt in canotta che fa le flessioni, no... dico sul serio... lo andrò a vedere per quello.



MM

sabato 14 dicembre 2013

I Sogni Segreti di Walter Mitty


Mi piacciono le commedie romantiche. Ormai lo sapete, se seguite il mio blog, che sono un tenerone. Lunedì vado a vedere questo in anteprima e ve ne parlo, ma un po' Ben Stiller mi ha già conquistato. Mi sa che Stefano Simeone, il mio coinquilino dall'animo hipster, mi ha contagiato!


P.S.
Poi qualcuno mi spiega perché non hanno tradotto letteralmente il titolo originale: The secret Life of Walter Mitty...

MM

giovedì 12 dicembre 2013

Hugo award challange - Morire per Vivere di John Scalzi



Internet è un posto bellissimo, un luogo magico in cui, se parli di uno scrittore vincitore del premio Hugo sul tuo blog, poi quello ti risponde a stretto giro. E ti corregge. Un po' come nelle fantasie di Woody Allen in Io e Hannie, in cui, un critico improvvisato in coda al cinema, viene zittito dall'arrivo del regista stesso.


Non è stato esattamente questo il caso dello scorso post, ma se vedete fra i commenti, noterete l'intervento di John Scalzi, l'autore del vincitore del premio Hugo di quest'anno: Redshirts. Scalzi, mi ha amichevolmente rimproverato di aver fatto un po' di confusione. Ero sicuro che, il titolo italiano del suo nuovo libro, Redshirts appunto, fosse Morire per Vivere (che alludesse alla caducità delle magliette rosse in Star Trek). Invece Morire per vivere è Old Man's War, il suo primo romanzo pubblicato. Redshirts, in Italia, ancora non si vede all'orizzonte. Quindi, con il permesso del pubblico del blog (che me lo deve dare per forza visto che qui sono un dittatore dal pugno di ferro) sostituirò, nel percorso della Hugo Challange, Redshirts con Morire per Vivere... in inglese leggo ad una lentezza imbarazzante e qui si rischia che, qualcuno dei follower più attempati, ci rimanga e non riesca a vedere la fine di questa rubrica.

Com'è il libro di Scalzi? Bello. Quanto bello? Bello, bello per essere un'opera prima, ma pure in generale scalcia parecchi culi.



La prima cosa che ho davvero apprezzato del libro di Scalzi è che è fantascienza pura. Niente contaminazioni, fighetterie, ripensamenti del tipo: ma sarà abbastanza evidente la critica alla società moderna fra una sventagliata di laser e l'altra? Morire per Vivere è un solidissimo romanzo di fantascienza con un'enorme debito con Fanteria dello Spazio (debito di cui fa menzione lo stesso Scalzi tra i ringraziamenti) e in generale con tutta la fantascienza di cui mio padre mi nutriva fin da bimbo.

Visto che c'è un bel colpo di scena a un terzo del libro il "riassunto" della trama sarà tenuto al minimo. Se non volete sorprese, evitate di la quarta di copertina del romanzo o la trama su Amazon... chiunque scriva le quarte, deve morire scomodo... scherzo lo so che è difficile. Ma alcuni, se lo meritano comunque.

La storia segue le avventure di John Perry, settantacinquenne che, come la maggior parte dei suoi coetanei, decide di arroularsi nelle FDC, Forze di Difesa Coloniale, e partire per la prima volta dalla Terra. Uno dei motivi principali per cui ci si arruola, è che i terrestri immaginano che le FDC abbiano un modo per ringiovanire i loro corpi decrepiti. Ad attenderli nello spazio c'è una guerra di cui, sulla Terra, vengono tenuti all'oscuro, una tecnologia infinitamente più sviluppata di quella del loro pianeta, e una miriade di razze aliene in competizione per il dominio dello spazio. Insomma il sogno bagnato di ogni geek che si rispetti.

La prosa di Scalzi è essenziale, con un ritmo sostenutissimo e un'ottima qualità di dialogo. Una piacevole linea comica alleggerisce la prima parte, quella in cui si parla ancora di arzilli settantenni, e non di soldati che vanno a morire, poi il libro matura, insieme alla consapevolezza dell'autore e del personaggio e diventa uno splendido esempio di fantascienza bellica. So che, nello universo narrativo di Morire per Vivere, Scalzi ha ambientato Le Brigate Fantasma, edito in italia dalla Gargoyle, e altri due romanzi inediti che sono: The Last Colony e Zoe's Tale e infine, una raccolta di racconti The Human Division. Ora, con calma, fra un premio Hugo e l'altro, ho deciso che inizierò a leggerli tutti, convinto che saranno un crescendo come lo è anche questo libro da pagina 1 a pagina 318; un crescendo di figaggine scify pura e semplice. John: hai un nuovo fan. 

Nella prossima puntata: il talentuoso China Mieville, di cui ho già adorato Perdido Street Station, con La Città e la Città, vincitore ex-equo con Bacigalupi dell'Hugo nel 2010... il libro di Bacigalupi, manco a dirlo, in Italia non l'hanno ancora tradotto. 

MM

Punteggio ad oggi:
14/65

martedì 10 dicembre 2013

The Monuments Men


E' un film, tratto da una storia vera, con una trama pressoché geniale e con un cast che sembra fatto da un gruppo di fan, ora inizierò a rompere le palle pesantemente per andare a vederlo in anteprima, voi nel frattempo godetevi il trailer.


MM

I fiori del Massacro



E' brutto avere amici che fanno gli sceneggiatori perché, se sono come Roberto Recchioni, ti svelano in anticipo la trama di Orfani e poi quella di Orfani 2. E' bello avere amici che fanno gli sceneggiatori perché, se sono come Roberto Recchioni, ti fanno leggere in anteprima un albo come I fiori del Massacro e, sapere di avere qualche settimana di vantaggio sul resto del mondo, quando l'albo in questione è tanto bello, è un piacere peccaminoso.
Quando vi ho parlato del primo albo della serie La redenzione del Samurai, ho elogiato la bravura di Roberto nel rendere una storia che ha un contenuto pesante come un macigno, leggera come una piuma. Una roba da origamista professionista, da scrittore di Kanji, insomma uno sforzo creativo che ha come risultato l'assoluta semplicità e pulizia, ma che cela una tecnica da far venire il mal di testa.
Con I fiori del massacro, il virtuosismo riesce di nuovo e forse alza ancora la posta, il ritmo di scrittura e di lettura, alterna eccitanti accelerate a pause di riflessione quasi zen, in cui si prende un profondo respiro e ci si perde nell'arte di Accardi. Il risultato è un'altalena emotiva che ti crea dei vuoti allo stomaco e che ti trascina a guardare nel baratro in cui si nasconde il male.


La storia de I fiori del massacro gira tutta attorno alla vendetta, una vendetta spora e sanguinosa, una vendetta sbagliata che Roberto, per fortuna, o meglio per mestiere, non ha la tentazione di esaltare. Jun sbaglia, diventa cattiva e, a differenza di tanti cattivi moderni, rimane tale. Non è affascinante il male, lo possiamo dipingere in questo modo per esorcizzarlo, possiamo mettergli il trucco di clown e farlo parlare di una romantica anarchia, ma il male rimane tale. E Jun è malvagia. E Roberto resiste al suo fascino e ce la mostra senza nessuna maschera.

Sono contento di poter dire, ancora per qualche giorno, di essere uno dei pochi ad aver letto I fiori del Massacro, ma spero sinceramente di avere molta compagnia alla sua uscita, è un libro importante che ha solo un problema, fissa davvero molto in alto le aspettative per il prossimo.

MM

venerdì 6 dicembre 2013

Sex Criminals


Post velocissimo per dirvi che, se non lo state ancora leggendo, fate qualcosa di profondamente sbagliato. Dopo occhio di Falco si poteva ancora pensare che fossero i disegnatori a fare la differenza (non si poteva, ma facciamo finta di sì) con Sex Criminals, Fraction dimostra (a me solo, gli altri lo sapevano già tutti) che quei layout stupendi di Hawkeye sono anche farina  del suo sacco. Sex Criminals è una storia stramba, una storia d'amore fra due persone che scoprono di condividere un dopo quanto mai particolare: far fermare il tempo durante un orgasmo. Idea geniale, ma che necessita della straordinaria abilità narrativa di Fraction per creare questo piccolo capolavoro che è Sex Criminals.


Nota a margine: l'Image ormai è inarrestabile e sta mordendo le chiappe a DC e Marvel nelle classifiche di vendita. Come riuscite a non amarli? Come?

Li amate anche voi vero?

Post alla scoperta dell'acqua calda.




MM

giovedì 5 dicembre 2013

Hugo Award Challange - Il Sindacato dei poliziotti Yiddish di Michael Chabon

La fichissima copertina americana.
Titolo: Il sindacato dei poliziotti Yiddish
Titolo originale: The Yiddish policemen's union
Anno: 2007
Edito da: Rizzoli
Pagine: 398
Prezzo: 16,15 su Amazon
Kindle: non disponibile

Su facebook impazza la moda delle classifiche, in particolare quelle di  List Challange vanno un casino fra le mie conoscenze. Infatti non c'è nulla che ecciti sessualmente di più un nerd, che un elenco di cose unito a una sfida (contro i suoi altri amici nerd) che dimostri quanto è più nerd degli altri.

- Io ho una vita sociale pari a zero, hai visto, ho visto tutti e trecento i film muti usciti nel 1901!
- Stai scherzando? Quella è roba l'ha vista anche mio cugino di sei anni, io invece ho totalizzato 199 su 200 libri in cui compaiono le parole Star e Trek... sì ho letto anche Fare Trekking con le Star, per completezza!

Visto che su questo blog non ci vogliamo mai far mancare una nuova rubrica che chiuderemo dopo due puntate, abbiamo preso la palla al balzo e abbiamo deciso di sfidare tutti voi, e noi stessi, in una sfida all'ultimo sangue contro la Lista degli Hugo Award. Da ragazzino io, Michele, quello bello della coppia, ero un vero maniaco di fantascienza. Mio padre, prima di me, era un vero maniaco di fantascienza. Nella casa al mare lessi quella mezza quintalata di vecchi Urania che, mia madre, aveva relegato nella casa vacanze, nel vano tentativo, di diminuire la pressione che le librerie stracolme di casa esercitavano sul soffitto dei nostri vicini (fu inutile gli crollammo in testa durante la pasqua del 1998, per fortuna nessun libro si danneggiò nell'incidente).

Forte del mie radici di geek sci-fi, ho affrontato la lista di vincitori dello Hugo Award con un sorriso beffardo sul viso, convinto di potermi vantare di un amplein facile, facile. L'amaro risultato è stato un 12/64. Per rimediare all'affronto (che ho evidentemente fatto alla memoria dei miei vicini morti nel crollo di pasqua 1998) ho deciso di sfidare la lista e di leggere tutti i romanzi vincitori dello Hugo Award.

La più seriosa copertina italiana.
Il primo nella mia lista è Il sindacato dei poliziotti Yiddish, di Michael Chabon, vincitore nel 2008.

Dopo tre giorni di lettura, ho abbattuto le 398 pagine del libro e ho portato il punteggio a 13/64. Ma com'è il libro? Michael Chabon lo conoscevo già, ho letto le fantastiche avventure di Kavalier and Clay e un favoloso saggio sul genere in letteratura che si intitola Mappe e leggende, quindi sapevo che il ragazzetto sapeva scrivere. Quello che non sapevo era che avesse mai scritto un romanzo sci-fi o fantasy. E infatti non l'ha fatto. Il sindacato dei poliziotti Yiddish è un favoloso giallo con uno spunto what if davvero geniale, ma rimane un giallo. Sono ugualmente contento che abbia vinto lo Hugo, ma diciamo che è un pochino fuori categoria secondo il mio modestissimo parere. Nel 2008 aveva forse più ragione di vincere quello stronzo di John Scalzi che mi ha appena ripianato il punteggio della sfida... vi spiego fra un momento.

Intanto è bene dire, che il libro di Chabon è un noir geniale; si parte dal presupposto che, nel 1948, durante il primo attacco al neonato stato di Israele, gli ebrei c'abbiano preso le pizze dalla coalizione araba che (miracolosamente) è riuscita a non pestarsi i piedi a vicenda e ha scacciato il popolo di David. Persi nuovamente, gli ebrei hanno trovato rifugio nelle fredde terre dell'Alaska, dove gli States hanno creato un distretto federale ad interim che accogliesse il popolo eletto. Quasi cinquant'anni dopo, il distretto federale di Sitka in Alaska, sta andando incontro ai suoi ultimi giorni e alla dolorosa Restituzione agli Stati Uniti, il popolo di Israele rimarrà nuovamente senza terra. In questo scenario da fine di un'era, seguiamo l'indagine dell'ispettore Landsman, un uomo che, come il suo paese, sembra alla fine della corsa; alcolizzato, divorziato con forti tendenze suicide, si trova a investigare sulla morte di uno degli occupanti dello stesso orrendo motel in cui vive anche lui. Il morto è all'apparenza, un eroinomane qualunque freddato con un colpo di pistola alla nuca che lascia in questa vita il suo corpo emaciato e una partita a scacchi nelle sue fasi finali di gioco. Il caso attorno alla morte di un tossico inizierà a scendere dal crinale della montagna di Sitka come un sassolino e, nel suo cammino verso la risoluzione, si trasformerà in una valanga di proporzioni bibliche. La narrazione di Chabon riesce a irretirti e a precipitarti nelle macerie della civiltà ebraica, e della vita di Landsman, con una maestria paragonabile solo a un'altro scrittore (sarà un caso, ma un altro ebreo) che ha illuminato la mia adolescenza, Mordecai Richler. Con lui, e con altri grandi come Allen, condivide questo sguardo distaccato e ironico, ma nello stesso tempo estremamente competente e attento, su una delle religioni più antiche e affascinanti della storia. Ho letteralmente adorato, ad esempio, il personaggio dell'esperto di confini, un uomo deputato a fregare Dio rispettando le regole dello Shabbat: durante il sabato è vietato trasportare merci in strada, ma è possibile farlo in casa, perciò l'esperto di confini ha il compito di creare un complesso sistema di pali del telefono, che fungono da metaforici stipiti, collegati da fili/architravi che recinta tutto lo spazio del distretto, in maniera da poter girare liberamente durante lo Shabbat come se ci si trovasse in casa. Come dicevo una religione affascinante che fa da contraltare perfetto alle indagini del nostro Landsman a metà fra Twin Peaks e La versione di Barney.

Michael Chabon è forse uno dei migliori scrittori degli ultimi anni, ha vinto un Pulitzer, un Hugo, un Nebula e un'altra valanga di riconoscimenti, ma soprattutto è  decisamente uno di noi, un nerd con i controfiocchi, a cui dobbiamo, fra le altre cose, la sceneggiatura di Spider-man 2 e quella di John Carter.

Se vi ho convinti a seguirmi in questa pazza impresa di battere il premio Hugo, sappiate che il prossimo libro è fuori dalla lista, infatti potrei barare, ma la verità è che la lista è stata evidentemente compilata un anno fa, quando non avevano ancora premiato Red Shirt di John Scalzi, tradotto e portato in Italia dalla Gargoyle con il terrificante titolo di Morire per Vivere. Ci vediamo fra qualche giorno!

MM

Punteggio ad oggi:
13/65