martedì 10 dicembre 2013

I fiori del Massacro



E' brutto avere amici che fanno gli sceneggiatori perché, se sono come Roberto Recchioni, ti svelano in anticipo la trama di Orfani e poi quella di Orfani 2. E' bello avere amici che fanno gli sceneggiatori perché, se sono come Roberto Recchioni, ti fanno leggere in anteprima un albo come I fiori del Massacro e, sapere di avere qualche settimana di vantaggio sul resto del mondo, quando l'albo in questione è tanto bello, è un piacere peccaminoso.
Quando vi ho parlato del primo albo della serie La redenzione del Samurai, ho elogiato la bravura di Roberto nel rendere una storia che ha un contenuto pesante come un macigno, leggera come una piuma. Una roba da origamista professionista, da scrittore di Kanji, insomma uno sforzo creativo che ha come risultato l'assoluta semplicità e pulizia, ma che cela una tecnica da far venire il mal di testa.
Con I fiori del massacro, il virtuosismo riesce di nuovo e forse alza ancora la posta, il ritmo di scrittura e di lettura, alterna eccitanti accelerate a pause di riflessione quasi zen, in cui si prende un profondo respiro e ci si perde nell'arte di Accardi. Il risultato è un'altalena emotiva che ti crea dei vuoti allo stomaco e che ti trascina a guardare nel baratro in cui si nasconde il male.


La storia de I fiori del massacro gira tutta attorno alla vendetta, una vendetta spora e sanguinosa, una vendetta sbagliata che Roberto, per fortuna, o meglio per mestiere, non ha la tentazione di esaltare. Jun sbaglia, diventa cattiva e, a differenza di tanti cattivi moderni, rimane tale. Non è affascinante il male, lo possiamo dipingere in questo modo per esorcizzarlo, possiamo mettergli il trucco di clown e farlo parlare di una romantica anarchia, ma il male rimane tale. E Jun è malvagia. E Roberto resiste al suo fascino e ce la mostra senza nessuna maschera.

Sono contento di poter dire, ancora per qualche giorno, di essere uno dei pochi ad aver letto I fiori del Massacro, ma spero sinceramente di avere molta compagnia alla sua uscita, è un libro importante che ha solo un problema, fissa davvero molto in alto le aspettative per il prossimo.

MM

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